Il cyberbullismo è una forma di prepotenza che si nasconde dietro uno schermo, ma lascia ferite vere. In questo articolo scoprirai cos’è, come si riconosce e cosa possiamo fare per fermarlo.

Il cyberbullismo si nasconde dietro uno schermo

Il bullismo: una ferita che va oltre le parole

Il termine bullismo deriva dall’inglese bully, che significa “prepotente”. Si tratta di un comportamento aggressivo e intenzionale, ripetuto nel tempo, con lo scopo di ferire, umiliare o escludere un’altra persona, spesso percepita come più debole.

Il bullismo può assumere diverse forme:

  • bullismo diretto: aggressioni fisiche, insulti, minacce, prese in giro evidenti;
  • bullismo indiretto: esclusione dal gruppo, diffusione di pettegolezzi, isolamento sociale.

In ogni caso, chi subisce bullismo può provare ansia, vergogna, tristezza o senso di solitudine, soprattutto se non riesce a parlarne con qualcuno.

Il bullismo una ferita che va oltre le parole

Dal cortile allo schermo: nasce il cyberbullismo

Con la diffusione di smartphone, social network e chat di gruppo, il bullismo ha trovato un nuovo terreno su cui agire: lo spazio digitale. Così è nato il cyberbullismo, una forma di bullismo che si manifesta attraverso Internet e dispositivi elettronici.

Il cyberbullismo può consistere in:

  • messaggi o commenti offensivi e ripetuti;
  • diffusione di immagini o video imbarazzanti senza il consenso della persona coinvolta;
  • minacce online o messaggi intimidatori;
  • creazione di profili falsi per deridere o danneggiare qualcuno;
  • esclusione da chat, giochi online o gruppi virtuali.
Dal cortile allo schermo nasce il cyberbullismo

Perché il cyberbullismo è ancora più pericoloso?

Anche se parte dagli stessi meccanismi del bullismo tradizionale, il cyberbullismo può essere ancora più pericoloso per almeno cinque motivi:

  • È continuo: può avvenire in qualsiasi momento, anche di notte, anche a casa, proprio quando ci dovremmo sentire più al sicuro.
  • È pubblico e incontrollabile: un contenuto offensivo può essere visto, condiviso o salvato da molte persone in pochi istanti.
  • È permanente: anche quando il contenuto viene rimosso, può restare online sotto altre forme.
  • È spesso anonimo: chi compie queste azioni si nasconde dietro uno schermo, evitando di mostrare il proprio volto. Questo alimenta un forte senso di impunibilità, perché il bullo si sente al sicuro, invisibile e difficilmente rintracciabile.
    È proprio da qui che nasce l’espressione “leone da tastiera”, usata per descrivere chi, protetto dall’anonimato, si comporta in modo aggressivo e offensivo online, pur sapendo che nella vita reale non avrebbe mai il coraggio di fare lo stesso.
    Allo stesso tempo, l’anonimato accresce nella vittima un forte senso di impotenza, perché non sa da chi difendersi né come reagire.
  • È privo di empatia: non vedendo le reazioni della vittima, il cyberbullo non percepisce davvero il danno che sta causando. Questo rende più difficile provare compassione o senso di colpa, e più facile continuare ad agire senza riflettere sulle conseguenze.
Perché il cyberbullismo è ancora più pericoloso

Per questo è fondamentale conoscere il problema, saperlo riconoscere e contrastare, con l’aiuto di adulti, educatori e della comunità scolastica.

Anche perché, secondo recenti indagini nazionali e internazionali, circa 1 ragazzo su 5 dichiara di essere stato vittima di cyberbullismo almeno una volta. Ciò dimostra quanto il fenomeno sia diffuso, trasversale e in crescita tra i giovanissimi.

Come riconoscere un episodio di cyberbullismo

Non sempre è facile distinguere uno scherzo da un comportamento offensivo. Per parlare di cyberbullismo, occorre che siano presenti tre elementi:

  1. intenzionalità: chi compie l’azione lo fa con lo scopo di ferire;
  2. ripetizione: l’azione non è isolata, ma si ripete nel tempo;
  3. squilibrio di potere: la vittima si trova in una posizione di debolezza, reale o percepita, rispetto al bullo.

Se uno o più di questi elementi sono presenti, è importante non ignorare il problema e agire.

Cosa può fare chi è vittima di cyberbullismo?

Molte vittime si sentono sole, provano vergogna o paura. Ma è importante sapere che non è mai colpa loro. Ecco alcuni consigli fondamentali:

  • parlare con un adulto di fiducia (genitore, insegnante, educatore, referente scolastico);
  • non rispondere agli insulti o alle provocazioni;
  • conservare le prove, come messaggi, immagini, post o chat;
  • segnalare e bloccare l’autore delle offese sulla piattaforma utilizzata;
  • se necessario, chiedere supporto psicologico o aiuto legale.

La scuola ha un ruolo fondamentale nella prevenzione e nel contrasto del cyberbullismo, grazie anche alla figura del docente referente e alle iniziative di educazione digitale.

Cosa può fare chi è vittima di cyberbullismo

Qual è il ruolo di chi assiste?

Chi assiste a episodi di cyberbullismo — senza parteciparvi attivamente — è definito spettatore. Anche se non insulta direttamente, può contribuire al danno se:

  • resta in silenzio;
  • condivide o commenta contenuti offensivi;
  • ride o minimizza l’accaduto.

Al contrario, uno spettatore può diventare un alleato della vittima, scegliendo di:

  • non interagire con contenuti offensivi;
  • offrire supporto alla persona colpita, anche con un messaggio gentile;
  • segnalare l’accaduto a un adulto o alla piattaforma;
  • promuovere una cultura del rispetto anche online.

Cosa dice la legge?

In Italia, il cyberbullismo è riconosciuto e definito dalla Legge n. 71 del 2017. Questa norma:

  • prevede strumenti di tutela per le vittime;
  • richiede a tutte le scuole di promuovere attività di prevenzione;
  • consente alla vittima (o ai genitori) di chiedere la rimozione di contenuti lesivi.

La scuola, in particolare, è chiamata a intervenire attivamente, coinvolgendo studenti, famiglie e personale docente.

Progetti italiani per contrastare il fenomeno

In Italia esistono anche progetti di prevenzione e sensibilizzazione rivolti a studenti, famiglie e docenti.
Tra questi, ricordiamo:

Queste iniziative offrono strumenti educativi e percorsi formativi per favorire un uso consapevole della rete e contrastare i comportamenti dannosi.

A tal proposito, vi segnalo anche MaBasta (Movimento Anti Bullismo Animato da Studenti Adolescenti), un progetto nato in una scuola superiore di Lecce e ideato proprio dai ragazzi. Il suo punto di forza è il coinvolgimento attivo degli studenti nella prevenzione del bullismo e del cyberbullismo, attraverso il cosiddetto “Modello Mabasta”: sei azioni pratiche per rendere ogni classe un ambiente più sicuro, inclusivo e rispettoso. Un’iniziativa premiata anche a livello internazionale, che dimostra come i giovani possano essere protagonisti del cambiamento, non solo destinatari.

Progetti italiani per contrastare il fenomeno

Conclusioni

Il cyberbullismo è una forma di violenza reale, anche se avviene in un ambiente virtuale. Può lasciare ferite profonde nella vita di chi ne è vittima. Per questo è importante:

  • conoscerlo e saperlo riconoscere;
  • non restare indifferenti;
  • promuovere ogni giorno il rispetto, anche online.

Tutti possiamo fare la nostra parte, ogni volta che scegliamo di usare le parole — anche quelle scritte dietro uno schermo — per costruire e non per ferire.

Per altri articoli come questo, visita la pagina “cittadini digitali” 🙂

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